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10 ANNI DELLA BARBERA D’ASTI DOCG

Un anniversario per festeggiare il secondo salto di qualità della Barbera d’Asti che dieci anni fa divenne anche ‘garantita’. Dieci anni non sono sono molti, ma se pensiamo alle trasformazioni climatiche, mediatica, commerciale, informatica e di consumo, si intuisce come valesse davvero la pena di celebrare questo compleanno, dare uno sguardo al passato ma soprattutto al futuro del ‘sistema Barbera’ che avendo per l’appunto al vertice della piramide la docg Asti e da un po’ di tempo anche quella del Nizza, può contare oggi su una commercializzazione che supera largamente i 50 milioni di bottiglie, con quote crescenti di export.

Dunque, salone degli Stucchi gremito al Castello di Costigliole d’Asti, sede del Consorzio di Tutela presieduto da Filippo Mobrici e, per un giorno, palcoscenico su cui ha idealmente recitato gran parte del gotha enologico piemontese, tra cui alcuni straordinari “grandi vecchi” come Michele Chiarlo, Giuliano Noè e Mario Fregoni ed altri protagonisti del presente come Giorgio Calabrese, Vincenzo Gerbi, il docente di Diritto Agrario all’Università di Firenze, Nicola Lucifero ed il direttore di un Master all’Università di Pollenzo, Michele Antonio Fino.
Molti i produttori, gli operatori del settore ed i dirigenti sindacali, tra cui, a rappresentare la Cia, Renzo Giordano, vicepresidente del Consorzio insieme a Stefano Chiarlo, e Danilo Amerio, presidente dei Giovani agricoltori del Piemonte (Agia).

Il convegno di apertura della giornata di festa, che aveva in programma anche un convivio cucinato da grandi chef del territorio ed una degustazione verticale di Barbera d’Asti guidata dal giornalista Ian D’Agata, è stato introdotto dagli interventi istituzionali di Filippo Mobrici al cui fianco sedevano i due vicepresidenti Giordano e Chiarlo, il sindaco di Costigliole, Giovanni Borriero ed Enzo Gerbi, predecessore di Mobrici alla guida del Consorzio.
Guidata dal giornalista Maurizio Tropeano, la discussione si è sviluppata sulla storia recente del “grande rosso”, con le giuste lodi agli uomini della barbera dell’assessore regionale Giorgio Ferrero ed al determinante ruolo delle Cantine sociali del presidente di Confcooperative Asti, Mario Sacco, e successivamente sul confortante presente ed un futuro che ha bisogno di una gestione sapiente e coraggiosa che tenga conto della tradizione ma anche dei mutamenti in corso nel mondo della produzione e del consumo.

Da una parte, come hanno ricordato Giordano e Stefano Chiarlo, la crescita di immagine e qualità della barbera ha avuto effetti benefici sul valore dei vigneti, più che triplicato in dieci anni, diventati oggetti del desiderio di produttori di Langa ma anche di altre regioni e sull’export che oggi vanta cifre assai positive per non parlare del turismo enogastronomico che sta diventando un importante fattore di reddito per le aziende coinvolte in attività di accoglienza oltre che di produzione.

Dall’altra, si tratta di affrontare il futuro utilizzando e promuovendo di più tutta la piramide a cominciare dal Piemonte Barbera e al “Rosso” (Mobrici), magari modificando i disciplinari in relazione ai mutamenti climatici (Fino) o cercando storiche alleanze viticole come potrebbe essere quella con l’Oltrepò per dare vita ad una Barbera del Vecchio Piemonte (Fregoni). Infine investire di più in ricerca per migliorare costantemente il legame tra vino e territorio (Vincenzo Gerbi) e infine ricordarci che il vino non è una bevanda ma un alimento e come tale è quasi doveroso consumarlo ma solo se nella giusta misura (Calabrese).

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